We are pleased to present Radiant Works, the first solo exhibition by Italian creative Giorgio Di Salvo.
The exhibition showcases the first body of work resulting from Di Salvo’s last ten years of research in the world of audio. A lifelong music enthusiast and fascinated by multimedia technologies, Giorgio Di Salvo began his professional journey in the underground culture of the 1990s. This background led him to work as a designer on independent projects in the fields of graphic design, fashion, and product design.
Radiant Works is a site-specific adaptive sound installation and marks the culmination of his research on sound. The pursuit of audio perfection merges with radical design, employing non-standard technologies and materials. The sound medium becomes the essence of the work, not a compendium or a secondary element, just as the author’s will to create a spatialized sound composition in which the purity of the sound becomes a dynamic and totally immersive architecture is decisive.Spatial and acoustic coordinates take on a new investigative perspective.
Text by Davide Giannella
Matters of small concern should be treated seriously.
Our bodies are given life from the midst of nothingness.
Forest Withtaker in Jim Jarmush, Ghost Dog, 1999…riassumevano le possibilità di una nuova logica creata da quegli artefatti moltiplicatori,erano i codici di un nuovo connubio fra sensazioni e possibilità…J.G.Ballard, Crash!, 1973
Non bisogna dimenticare che l’oggetto è miglior portatore del soprannaturale: c’è facilmente nell’oggetto una perfezione e insieme un’assenza di origine, una chiusura e una brillantezza, una trasformazione della vita in materia (la materia è assai più magica della vita), e per dir tutto un silenzio che appartiene all’ordine del meraviglioso. R. Barthes, Miti d’oggi, 1957
Nonostante la nostra esistenza sia sempre più permeata dalla tecnologia e sempre più sottili siano le distanze tra mondo organico e mondo inorganico, tra la sfera umana e quella artificiale, tuttora per praticità e difesa delle nostre certezze, distinguiamo fortemente tutto ciò che afferisce al mondo tecnologico, inteso come realtà fredda, meccanica ed inanimata, da tutto ciò che intendiamo come vivo e che comprenderemmo all’interno di più sfumate e soggettive esperienze sensibili. Una dicotomia che spesso, in termini ancora più ampi e dannosi, riportiamo anche nel distinguere in maniera netta i vari ambiti dell’orizzonte culturale odierno schermandoci più o meno consciamente dalla vorticosa complessità del contemporaneo. Una prospettiva questa che felicemente viene messa in discussione da Radiant Works, che in qualche maniera potremmo considerare come la summa (almeno sino ad oggi) dell’articolato percorso di ricerca e produzione di Giorgio Di Salvo.
Conosco GDS da più di vent’anni, un periodo entro al quale fatico a distinguere la dimensione personale da quella professionale, quella umana da quella tecnica appunto. Ogni nostro scambio, qualsiasi fosse l’ambito del confronto, ha sempre intrecciato la volontà di conoscenza pratica e specialistica, spesso maniacale, ad aspetti emotivi ancora oggi inspiegabili. Un confronto costante, per molti periodi quotidiano, che mi ha permesso di seguire tutti i passaggi di una carriera di non semplice definizione, ma di cui ho avuto il privilegio di essere testimone e fan e di coglierne quindi gli elementi fondanti in ogni ambito in cui il lavoro di GDS trovasse espressione.
Continui passaggi di stato e di linguaggi -dall’arte visiva alla grafica, dalla moda alla musica- non sono altro che le semplici applicazioni e ricadute di un singolo movente intellettuale, ovvero la realizzazione di qualcosa di eccellente, la rigorosa messa a terra di una personale ossessione all’approfondimento, alla scoperta e alla condivisione con il pubblico degli aspetti più radicali e profondi di ciò che di volta in volta viene indagato. Anche in questa occasione, attraverso la mostra ospitata negli spazi di NOIRE Gallery, si può parlare di ossessioni e disvelamenti, di tensione tra ambiti espressivi eterogenei, dell’impossibilità – e del suo relativo valore- a giungere a letture e conclusioni univoche. Il corpo di lavori in esposizione riproducono un paesaggio visivo e sonoro che mina le nostre abitudini percettive. Ogni opera racconta di un nuovo rapporto tra funzione e piacere estetico su un duplice binario destinato ad intersecarsi.
Da una parte gli elementi installati sono presentati e valorizzati nella loro purezza, portata a livelli di eccellenza nell’utilizzo e nella lavorazione dei materiali (ogni taglio è eseguito attraverso la tecnologia Turbolaser), e dalla perizia maniacale nella loro scelta e assemblaggio (eseguito a mano dallo stesso GDS). Sono gesti di verità, di messa a nudo dei potenziali tecnologici che normalmente, almeno dal secondo dopoguerra in avanti, sono stati occultati attraverso l’estetica applicata, involucri privi di funzionalità se non quella di addolcirne e addomesticarne il contenuto considerato troppo anonimo, duro o di difficile commercializzazione dall’industria di massa. Oggetti, o meglio, progetti che rifiutano del tutto la rassicurante idea di orpello come a riavvicinare la coscienza di ognuno al rispetto e alla considerazione di forme, materiali e funzioni e a goderne della loro percezione tattile e visiva in maniera inedita. Dall’altra, il tema della verità e della radicalità tornano anche sul piano sonoro. La riproduzione nell’ambiente di suoni test da Superaudio CD (il supporto audio più raffinato mai esistito) sancisce ulteriormente la fedeltà ad un’idea di purezza dell’ascolto, in questo caso privato di qualsiasi armonia, di qualsiasi fondo distraente l’esperienza stessa dell’ascolto. Una dimensione che per quanto eccellente può essere esperita da pubblici diversificati, un progetto nella sua totalità fruibile attraverso più prospettive di interesse e su molteplici livelli. E’ in questo modo che Radiant Work ci porta a riconsiderare la nostra relazione con opere e oggetti, possibili modalità di fruizione, il loro utilizzo e il piacere che ne traiamo in maniera sempre più profonda, personale e sincera, oltre ogni consuetudine e ogni steccato disciplinare.